Gloria a Dio nell’alto dei cieli,
e pace in terra agli uomini che Dio ama.
(Antifona alla Lodi)
Liberiamo il Natale dalla mondanità che l’ha preso in ostaggio!
Lo spirito vero del Natale è la bellezza di essere amati da Dio.
(Papa Francesco)
Non ci sorprendono più le parole del Pontefice che con la sua capacità comunicativa ci offre questo “cinguettio” nell’antivigilia di Natale. La avvertiamo anche dentro di noi questa necessità di liberare il Natale, di depurarlo da ogni contaminazione con cui abbiamo tentato di “migliorarlo”. Oggi tutti siamo alla ricerca di una fonte pura, della realtà semplice e genuina, dei messaggi che non siano contraffatti. Anche, o forse soprattutto, nella sfera del nostro spirito che da’ vita, senso e colore al quotidiano. Ma come si fa? Chi ci può ispirare e con quali gesti possiamo ritrovare il senso originale della festività più diffusa e conosciuta al mondo che è la nascita di Gesù? Vi invito a fare un piccolo salto nel passato con una riflessione di Benedetto XVI
(padre Raffaele)
Dio è apparso – come bambino. Proprio così Egli si contrappone ad ogni violenza e porta un messaggio che è pace. In questo momento, in cui il mondo è continuamente minacciato dalla violenza in molti luoghi e in molteplici modi; in cui ci sono sempre di nuovo bastoni dell’aguzzino e mantelli intrisi di sangue, gridiamo al Signore: Tu, il Dio potente, sei apparso come bambino e ti sei mostrato a noi come Colui che ci ama e mediante il quale l’amore vincerà.
Natale è epifania – il manifestarsi di Dio e della sua grande luce in un bambino che è nato per noi. Nato nella stalla di Betlemme, non nei palazzi dei re. Quando, nel 1223, San Francesco di Assisi celebrò a Greccio il Natale con un bue e un asino e una mangiatoia piena di fieno, si rese visibile una nuova dimensione del mistero del Natale. Francesco di Assisi ha chiamato il Natale “la festa delle feste” – più di tutte le altre solennità – e l’ha celebrato con “ineffabile” premura. Baciava con grande devozione le immagini del bambinello e balbettava parole di dolcezza alla maniera dei bambini, ci racconta Tommaso da Celano. Francesco ha scoperto in una profondità tutta nuova l’umanità di Gesù. Questo essere uomo da parte di Dio gli si rese evidente al massimo nel momento in cui il Figlio di Dio, nato dalla Vergine Maria, fu avvolto in fasce e venne posto in una mangiatoia. Nel bambino nella stalla di Betlemme, si può, per così dire, toccare Dio e accarezzarlo. Così l’anno liturgico ha ricevuto un secondo centro in una festa che è, anzitutto, una festa del cuore.
Tutto ciò non ha niente di sentimentalismo. Proprio nella nuova esperienza della realtà dell’umanità di Gesù si rivela il grande mistero della fede. Francesco amava Gesù, il bambino, perché in questo essere bambino gli si rese chiara l’umiltà di Dio. Dio è diventato povero. Il suo Figlio è nato nella povertà della stalla. Nel bambino Gesù, Dio si è fatto dipendente, bisognoso dell’amore di persone umane, in condizione di chiedere il loro – il nostro – amore. Sulla mangiatoia, che stava tra il bue e l’asino, Francesco faceva celebrare la santissima Eucaristia. Successivamente, sopra questa mangiatoia venne costruito un altare, affinché là dove un tempo gli animali avevano mangiato il fieno, ora gli uomini potessero ricevere, per la salvezza dell’anima e del corpo, la carne dell’Agnello immacolato Gesù Cristo, come racconta il Celano. Nella Notte santa di Greccio, Francesco quale diacono aveva personalmente cantato con voce sonora il Vangelo del Natale. Grazie agli splendidi canti natalizi dei frati, la celebrazione sembrava tutta un sussulto di gioia. Proprio l’incontro con l’umiltà di Dio si trasformava in gioia: la sua bontà crea la vera festa.
(Benedetto XVI, omelia del 24 dicembre 2011)
Carissimi Amici Parrocchiani,
Il Signore che viene nell’umiltà e semplicità di un bambino elimina ogni ostacolo e diffidenza che potrebbe impedirci a incontrare Dio. Non ci rimane che affacciarci a questo grande Mistero, alzare lo sguardo e lasciarci amare da Colui che è Amore.
Auguri di Santo Natale!
PP. Raffaele, Massimiliano, Nicola e Armando