Carissimi Amici,
giungiamo oramai alla settima domenica consecutiva (e più precisamente al 48mo giorno) da quando non ci è possibile celebrare insieme e dal vivo la Santa Messa, venendo di persona in chiesa. Un lungo digiuno spirituale che pesa, un las-so di tempo non indifferente, specie se sommiamo tutte le altre restrizioni e preoc-cupazioni che la pandemia da coronavirus ha fatto piombare sulla nostra vita. La politica e i media ogni giorno trattano prevalentemente due aspetti dell’emergenza: economico e sociale. A noi, invece, nel profondo dell’animo, torna a risuonare con sempre più insistenza una voce e una frase nota: non di solo pane vivrà l’uomo…
È proprio vero: quando recitando il Padre nostro chiediamo di darci oggi il nostro pane quotidiano, abbiamo già provveduto a santificare il nome di Dio, nell’accettazione della Sua volontà e nella costruzione del Suo regno. In pratica, prima rivlogiamo il nostro sguardo e pensiero a Dio e solo in seguito siamo pronti alla ricerca del pane necessario. Almeno così funziona nella preghiera di Gesù. E questo non per eccesso di devozione, ma perché semplicemente è più logico: con Dio presente nel quotidiano, il pane lo troveremo prima e meglio. Non vorrei sbagliarmi, ma forse qualche decennio fa questo ragionamento non sarebbe stato necessario farlo, perché costituiva una sorta dell’abc di ogni cristiano sotto il sole. Senza il segno della croce non si iniziava la giornata, a Dio si offrivano le primizie, non solo di campi e di lavoro, ma anche quelle dei pensieri, delle preoccupazioni, perché la fede spingeva a confidare dapprima in Lui, e solo dopo nelle proprie forze. Oggi le nostre abitudini ci tradiscono: quando iniziamo la giornata, prima controlliamo che il telefonino sia carico, poi (forse) ricarichiamo il nostro spirito con una preghierina… Ahimè, lo dico (scrivo) anche a me stesso…
Torniamo dunque alla questione iniziale, quella del digiuno spirituale. Se la mancanza di vita sociale è insopportabile alla lunga per ogni essere umano, lo è altrettanto, anzi molto di più la mancanza di comunione con Dio e con il prossimo per ogni credente cristiano. Sine dominico non possumus – senza la domenica non possiamo [vivere], la celebre frase che costò la vita ai 49 martiri di Abitene nell’anno 304 comincia ad interpellarci con sempre più forza a distanza dei secoli.
Il primo a scuoterci una settimana fa è stato papa Francesco durante l’omelia in S. Marta:
Qualcuno mi ha fatto riflettere sul pericolo che questo momento che stiamo vivendo, questa pandemia che ha fatto che tutti ci comunicassimo anche religiosamente attraverso i media, attraverso i mezzi di comunicazione, anche questa Messa, siamo tutti comunicanti, ma non insieme. … E questa non è la Chiesa: questa è la Chiesa di una situazione difficile, che il Signore permette, ma l’ideale della Chiesa è sempre con il popolo e con i sacramenti..
A seguire abbiamo notificato altre voci autorevoli, come quella del cardinale Bassetti, il presidente della CEI:
Lo dico in coscienza a tutte le istituzioni, è arrivato il tempo di riprendere la celebrazione dell’Eucarestia domenicale e dei funerali in chiesa, oltre ai battesimi e a tutti gli altri sacramenti, naturalmente se-guendo quelle misure necessarie a garantire la sicurezza in presenza di più persone nei luoghi pubblici.
La posizione dei Vescovi italiani è cristallina: Nel momento in cui il governo allenta le limitazioni, si esige che la Chiesa non sia esclusa dalla possibilità di riprendere gradualmente, e in maniera responsabile, la sua missione pastorale. Siamo noi i primi ad immaginare una fase transi-toria, da affrontare in modo responsabile, ma è in gioco la missione pastorale della Chiesa. Vogliamo tornare a celebrare con un gruppo di fedeli proporzio-nato alle dimensioni dell’edificio.
Bene, qualcosa comincia a muoversi. Fondamentale sarà la settimana prossima in cui inizieremo tra l’altro il mese di maggio, il mese di Maria. Con un invito speciale di papa Francesco:
Ho pensato di proporre a tutti di riscoprire la bellezza di pregare il Rosario a casa nel mese di maggio. Lo si può fare insieme, oppure personalmente; scegliete voi a seconda delle situazioni, valorizzando entrambe le possibilità. Ma in ogni caso c’è un segreto per farlo: la semplicità. Contemplare insieme il volto di Cristo con il cuore di Maria, nostra Madre, ci renderà ancora più uniti come famiglia spirituale e ci aiuterà a superare questa prova.
Ora sì che va molto meglio, ora la speranza prende il largo.
Padre Raffaele
LETTERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO A TUTTI I FEDELI PER IL MESE DI MAGGIO 2020